Duecento anni fa la città di Torino costituì un felice luogo di convergenza tra due eventi dagli esiti imprevedibili: nel 1824 s'incontrarono l'imponente collezione appena
arrivata
dall'Egitto dopo l'acquisizione da parte del governo sabaudo e, venuto d'oltr'Alpe, Jean-François
Champollion, che aveva da poco più di un anno avuto
l'intuizione su come orientarsi nella foresta dei geroglifici.
Queste carte d'archivio fanno rivivere l'emozione dello
Studioso che apre una porta chiusa da millenni: una (ri)
scoperta insieme di una irripetibile presenza nella Città
sabauda e delle tracce luminose e profonde che essa ha
lasciato
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